Biografia

 

Vuoi leggere "L'occidentalista" il nuovo romanzo di Abdelmalek Smari?

 

 

Presentazione del romanzo

 

"L'occidentalista" è anche la storia di un amore tormentato tra due sensibilità diverse: una lucida e determinata, l'altra ambigua e opportunista ma capace di accessi di generosità.

La prima è quella di Adra e la seconda quella di Samir, due personaggi importanti l'uno per l'altro, in quanto ognuno di essi segna la vita e il destino dell'altro.

Essi sono i fili conduttori di una serie di vicende che si sviluppano intorno a molti altri personaggi, ognuno dei quali contribuisce a rappresentare la realtà nascosta di una Milano non proprio "da bere".

La gente di Milano con le sue abitudini, i suoi giardini, le sue strade, le sue case abbandonate, le sue mansarde diventa essa stessa protagonista.

Samir è un personaggio ironico che irride l'arroganza e l'incongruenza di una pretesa scienza orientalista, definendosi perciò specularmente esperto delle società occidentali, cioè occidentalista.

Questa sua "disciplina" se l’è creata a Milano, frequentando contemporaneamente i giardini e i salotti e convincendosi sempre più - sperimentando strade diverse e conoscendo diversi “esemplari” dell'italianità - che è difficile mantenere attivo e vigile il canale della critica e la capacità di dubitare in un mondo dove anche le rappresentazioni del sé, oltre che dell'altro, sono monolitiche.

La gente, “in tutt’altre faccende affaccendata” parla e discetta di tutto con singolare leggerezza, così che egli rimane sconcertato di fronte a tanta disinvoltura verbale, e si costringe, lui così lucido e critico, ancorché "orientale", a intervenire come voce dissonante dalle altre nel coro dei qualunquismi.

In una società dove un qualsiasi "barbone" si può autodefinire "guru" e chiunque sappia manipolare bene la parola può manipolare gli altri o dispensare la sua somma sapienza per poche lire in mezzo allo snobismo dei luoghi - culto della grande città, come Brera.

Negli episodi della vita milanese di Samir si evidenziano le contraddizioni di un universo dove forse l'unica vera solidarietà è quella tra i barboni, ma dove gli stessi emarginati riproducono un discorso reazionario come coloro che appartengono alle classi più agiate: Non mi intendo di politica - dice Maria, la barbona - però in Italia, nonostante la mia condizione, grazie a Dio, abbiamo la democrazia.

Il giovane non riesce a riconoscere un significato di libertà a questa società che non sa essere libera, nel momento in cui ha codificato una serie di valori ritenuti assoluti e immodificabili in qualsiasi situazione.

Risponde ad esempio ad una domanda rivoltagli da una studentessa sull'esistenza della libertà sessuale nel suo paese: La sessualità è un abbandono momentaneo del proprio corpo ad un altro individuo perciò il concetto di libertà in questo senso non regge, non può coniugarsi con l'aggettivo sessuale. La cosa certa è che ogni paese ha una morale i cui limiti sono invalicabili.

Anche sul nesso tra giustizia e libertà il filosofo del semaforo riflette una sua idea originale: La libertà alla semaforo è la migliore di tutte le forme di libertà mai immaginate finora, perché essa non è un fine in sé, ma un mezzo per raggiungere la giustizia … In fondo perché cerchiamo di essere liberi? sì, è questa la domanda che dobbiamo porci.

Consideriamo per un momento gli automobilisti: col semaforo rosso per un quarto d’ora, diventerebbero pazzi, ma basta dare loro un minuto di rosso e si sentono contenti e arroganti come degli dei … perché, secondo te? – e si rispose - Per la semplice ragione che non dura più di sessanta secondi e loro sanno di dover soffrire poco. Ma il motivo vero è che l’autorizzazione concessa dal semaforo è ripartita equamente.

Attraversando questa varia umanità con il cuore e la ragione di un uomo vero, Samir scopre la fragilità e l'inconsistenza dei pilastri di questo mondo, da molti frettolosamente definito “occidentale”.

E si convince, strada facendo, a coltivare lui stesso, fino al parossismo, quel “grano d'arroganza” che, secondo la filosofia sufi, è innato nell'uomo: il desiderio di diventare dio.

Questo decreterà la sua fine terrena.

Ma Samir è anche l'erede della sua terra d'origine, alla quale è legato da un tenero e intenso sentimento d'amore, per essa e per la sua storia tragica, gli amici e i parenti, le sue tradizioni, dolcissime nel ricordo, che, in qualche viaggio tra l'Italia e il suo paese - tra il qua e il là - riesce ogni tanto a riassaporare. Gli occhi con cui le osserva sono però diversi, ormai ...

Anche qui a Milano ritorna spesso prepotentemente - nel sogno e nel ricordo - la cantilenante voce narrante della madre: le fiabe materne che gli hanno regalato una fine sensibilità sono divenute il suo talismano, quando la nostalgia lo assale.

Là, in Algeria, Samir ha lasciato anche la sua ragazza, Adra - che le circostanze avverse non gli permetteranno di sposare - insieme ai sogni di bimbo e alle aspirazioni giovanili, ma lei gli resterà in qualche modo fedele, lei che ha dovuto combattere una durissima battaglia per emanciparsi quasi a prezzo della vita: una donna coraggiosa, che ha sfidato le insensate convenzioni sociali per costruirsi una vita sua, anch'essa fuori dal “consenso”, in una società in cui alla donna è impartita la cultura della sottomissione e della rassegnazione, dove ogni tentativo d'essere se stessa la mette in un rapporto di scontro con gli altri.

Queste due vite divise, di Adra e Samir, si ritrovano però, unite in questa lotta al conformismo, alla protervia di chi li circonda, proprio nel momento in cui entrambe vengono riscattate dallo Spettro in cui è trasmigrato Samir, grazie all'aiuto generoso di Adra, che un'altra volta ha sfidato i “perbenisti” per amor suo.

Lo Spettro/Samir induce infatti proprio il giudice che ha condannato Adra a portare a termine il compito per cui essa stessa era stata condannata: scavare la tomba di Samir per liberarne lo spirito.