Recensioni

 

Già il titolo del nuovo romanzo di Malik Smari appare come una dichiarazione programmatica. Se nel primo “Fiamme in Paradiso”, Milano era, attraverso l’epiteto paradisiaco, un luogo ancora straniero quando non irraggiungibile, ora qualcosa di significativo è avvenuto. Il protagonista del nuovo romanzo non si è integrato nel senso di aver voluto, più o meno coscientemente, diventare altro da se stesso, non si è adeguato. Ha semplicemente abbandonato la visione di una complessità inestricabile (quella stessa complessità in cui non si poteva che esplodere e disintegrarsi), per riconoscere all’improvviso di non essere altro che una delle migliaia di voci che animano le notti popolose di Brera, il sole sbiadito delle periferie di una città di fatto multietnica pur senza aver mai avuto la vocazione o la cultura necessarie a sentirsi cosmopolita. Così, nonostante la tenue cornice del processo ad Adra e dei pellegrinaggi di Samir, ciò che scorre attraverso le pagine del romanzo è una sorta di zibaldone di pensieri. È un’avventura ma più nel senso esistenziale del termine che nella sua accezione concreta; è l’avventura di un’anima alle prese con il fatto di pensare a se stessa, per usare le parole di Smari, “innanzitutto come a un essere umano. E solo dopo come a un musulmano, un algerino o un milanese.” E ciò che, questo “notturno milanese” riesce a trasmettere è molto, a cominciare dal palpabile disagio che ha il protagonista nel convincere italiani e connazionali, tutti presi dai loro pregiudizi deformanti, anche se di segno opposto, circa la fondatezza e la legittimità delle proprie idee. Difficile non provare simpatia per il profondo imbarazzo che ha Samir nel riconoscersi, dopo tutto, imperdonabilmente innocente.

Magma

Il bello del libro di Malik è che si possono leggere tanti livelli diversi: scorrendo la recensione "ufficiale" ed i vari commenti mi sono accorta che ognuno ha colto un aspetto diverso del racconto. Samir lo si può seguire in Algeria insieme al suo amore Adra, fra le strade di Milano ed in mezzo agli altri emarginati di una città inquadrata con un punto di vista diverso. Samir è un immigrato ma scopre una città universale, con le stesse dinamiche e la stessa inevitabile crudeltà. Samir è un uomo, e come tutti gli uomini rischia di sentirsi Dio: ma alla fine è il suo spettro che si aggira fra le pagine del libro.

Lucia 74

L'Occidentalista è un romanzo mai scontato, inafferrabile. Si muove su vari registri, quello della narrazione tradizionale, per passare subito dopo ad un livello surreale, e poi ancora affondare nel mito e immergersi nel quotidiano, nell'analisi e nella critica sociale, in un alternarsi continuo e stimolante. Il tutto in una prosa profondamente leggera, che ha il suo punto di forza nei dialoghi, soprattutto quelli tra Samir e i suoi amici, improntati ad un'acuta dialettica. Originale e interessante il punto di vista di Samir, incontro tra due culture che non si fagocitano ma che danno vita ad una terza, non catalogabile e proprio per questo ricca e complessa.

Adelmina

Tutta la nostra società, non solo quella di Milano che fa da sfondo alle vicende dell’Occidentalista, viene fuori con forza nelle riflessioni di Samir - Spettro - e nei dialoghi dei personaggi che la animano. Una società dai tic consumistici e un po’ frettolosa, che Samir interroga, mentre interroga anche se stesso, sul vero significato di libertà o giustizia oggi.

Gino

Finalmente un romanzo scritto da un “altro milanese” scevro del solito autobiografismo terzomondista trito e tetro, in grado solamente di confermare dei luoghi comuni.Lieve nel tratto, eppure profondo. La Milano di Smari è viva perché ritratta da dentro, vera perché insolita, ironica perché profonda.

Gianni

Dopo "fiamme in paradiso" che dire? Una sorpresa; prosa incalzante, realtà, desideri, sogni, utopie... e un po' d'amore. Lo stile è quello: romantico sempre, perchè Smari ama l'umanità.

Reri

Caro Malik, ho visto la copertina e ho letto la presentazione del tuo nuovo libro, L'occidentalista. Subito ho pensato che anche questo sarà interessante e di grande valore culturale. Chissà, forse per strade diverse, approdiamo a pensieri simili. In questo periodo, io tentavo di leggere il libro del filosofo Emanuele Severino " La strada", che approfondisce la conoscenza delle caratteristiche della cultura occidentale. " Il demone è l'essenza dell'Occidente..... La separazione delle cose dal loro suolo.... è la follia estrema che possa apparire nel Tutto." Poi, ancora:"L'uomo e le altre cose vanno lungo una strada, così come gli astri eterni percorrono la volta del cielo... Tutte eterne, le cose, dalle più umili alle più grandi,tutte ingenerabili e incorruttibili, esse vanno via via MOSTRANDOSI, vanno entrando e uscendo dalla volta dell'apparire del mondo." Così, mi ha colpito la pretesa del personaggio del romanzo di voler essere Dio. Dunque, tanto conoscitore della cultura occidentale, da identificarsi con i suoi errori? O forse segno di quanto l'Occidente ha pervaso il mondo con il suo nichilismo.

Liliana

Ho avuto l’occasione di leggere la storia dell’amore contrastato tra Adra e Samir, il protagonista dell’Occidentalista, prima che venisse dato alle stampe: mi ritengo fortunata perché sono riuscita così a rileggere attraverso gli occhi di Samir, anzi “lo Spettro”, una Milano inedita e contraddittoria, sebbene reale, di barboni e “intellettuali”, di consumi e qualunquismi, ma anche di riflessioni inaspettate sulla cultura e la filosofia della vita da parte di un “pubblico” straniero che guarda e vive il nostro paese con uno sguardo più analitico e disincantato e forse per questo più obiettivo del nostro. Nel romanzo l’ironia del protagonista dissacra alcuni luoghi-culto, come Brera, e spinge all’apprezzamento di ciò che veramente fonda la cultura, tutte le culture, senza divisioni fittizie e false tra Oriente ed Occidente. Le risposte che vengono date agli interrogativi che Samir si pone, nell’evolversi della vicenda, ricca di dialoghi tra i Fausto e i Murad, non sono mai scontate e ci aprono gli occhi, con una scrittura veramente piacevole e a tratti divertente, su una realtà più variegata di quel che appare, in cui il nostro impegno personale e collettivo è quello di non restare mai alla superficie delle cose, invitandoci ad un maggior impegno di comprensione ed a vivere una autentica amicizia tra gli uomini indipendentemente da sesso, provenienza, concezione della vita. Aristo 1